[A Parigi], entrando nel mio nuovo studio, ebbi subito l'impressione di aver fatto male a cambiare; i nuovi muri, da poco tinti in grigio, mi disorientavano, mentre il grigio dell'altro studio si era raffinato, era divenuto raro, grazie a qualche anno di vita e di luce, e perciò mi era familiare. Anche la luce era diversa e queste cose contano molto per i pittori… Mi ero messo, malgrado tutto, a lavorare con molta lena; e dopo un certo tempo potei mostrare a Rosenberg diverse opere condotte a termine.