Dal 5 marzo è in corso alla Galleria dello Scudo “Emilio Vedova, Tondi e Oltre. Opere 1985 – 1987″, esposizione di circa trenta opere inedite del ciclo “Tondi” e “Oltre” eseguite dall’artista fra il 1985 e il 1987, quando cifra distintiva della sua pittura diviene quella “forma-cerchio” da lui stesso definita “una possibile dimensione di ‘altro’ sentirsi”. “Emilio Vedova, Tondi e Oltre. Opere 1985 – 1987” è ora visitabile anche virtualmente grazie ad Artland su artlandapp e tramite smartphone, tablet e pc
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Valerio Adami | Biografia, Opere, Esposizioni
Valerio Adami nasce a Bologna il 17 marzo 1935. Compiuti gli studi scientifici a Milano, dove nel frattempo la famiglia si è trasferita, decide di dedicarsi alla pittura entrando nell’atelier di Felice Carena a Venezia, cui segue l’incontro nel 1951 con Oskar Kokoschka, quindi la formazione all’Accademia di Brera con Achille Funi. Nel 1952, dopo il suo primo soggiorno a Parigi dove dipinge Bambine in seggiolino e L’asino d’Empoli, si trasferisce a Londra e, su invito di Roland Penrose, espone all’Institute of Contemporary Arts. Nel 1962 sposa Camilla, con cui si stabilisce ad Arona, sul Lago Maggiore. Invitato a Documenta III a Kassel da Werner Haftmann nel 1964, l’anno seguente figura nella mostra dal titolo I massacri privati, Gli omosessuali-Privacy e Le stanze a canocchiale, tenutasi a Milano, città dove nel 1966 presenta Immagini con associazioni alla Galleria Schwarz e allo Studio Marconi. A questo periodo risale il suo incontro con Ezra Pound a Venezia, quindi il suo trasferimento a New York, dove alloggia al Chelsea Hotel: nascono qui le grandi tele dedicate alle stanze dell’albergo, alle latrine, agli omosessuali. “Toilettes, hotel, massacri privati”, come scrive Adami, “sono modi di vivere, l’altro sistema nervoso di quando esco con la macchina fotografica”.
Il 1968 è l’anno di alcuni importanti appuntamenti espositivi, come la Biennale di Venezia, in cui Valerio Adami figura con una sala personale, e le rassegne tenutesi all’Institute of Contemporary Art di Boston e al Jewish Museum di New York. Nel 1969 con lo scrittore Carlos Fuentes, autore dello scritto Lineas para Adami redatto l’anno prima, soggiorna in Messico e in Venezuale, a Caracas, dove il Museo de Bellas Artes ospita una sua personale. Nel 1970 espone a Parigi alla Galerie Maeght, che da allora diviene la principale referente per la sua opera, e il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris gli dedica una grande mostra, in seguito trasferita a Ulm. Il lungometraggio da lui realizzato nel 1971, Vacanze nel deserto, viene premiato al Festival di Tolone.
Durante il soggiorno in Baviera nel 1974 Valerio Adami pubblica il volume Das Reich-10 Lektionen uber das reich con lo scrittore tedesco Helmut Heissenbuttel. Seguono altri importanti eventi editoriali: il libro di Marc Le Bot Valerio Adami. Essai sur le formalisme critique, edito nel 1975, e il saggio di Jacques Derrida dedicato alla sua opera, pubblicato nel volume del 1977 La verité en peinture. Nel 1979 soggiorna a Città del Messico in occasione di un’importante personale allestita al Museo de Arte Moderno, trasferita poi all’Israel Museum di Gerusalemme. Nel 1980 Italo Calvino è l’autore di Quattro favole d’Esopo per Valerio Adami. Nel 1981 si stabilisce nel Principato di Monaco, pur continuando a viaggiare per l’Europa, a Madrid e a Londra. Espone nel 1983 alla Fuji Television Gallery di Tokio e nel 1984 a New York, anno in cui smette di datare i suoi dipinti. Nel dicembre dell’anno successivo, il Centre Georges Pompidou di Parigi gli dedica un ampia retrospettiva a cura di Alfred Pacquement, in seguito trasferita in Palazzo Reale a Milano; il ricco catalogo delle opere è introdotto da Dore Ashton. Entra nel Consiglio di amministrazione del Collège International de Philosophie. Del 1986 è la scenografia da lui realizzata nella piazza centrale a Ginevra per il 450° anniversario della riforma di Calvino, e del 1987 sono due monumentali opere pittoriche sul tema del Viaggio di Perseo per l’atrio della Gare d’Austerltz a Parigi. Nello stesso anno viaggia nei paesi scandinavi dove espone in diverse gallerie.
Nel 1989 pubblica Le règles du montage e, in occasione del bicentenario della Rivoluzione Francese, realizza un grande affresco per la facciata del Théâtre du Châtelet di Parigi. Nel 1990 presenta un’antologica all’Ivam Centre di Valencia, con testi di Octavio Paz e José Jiménez. Per il progetto del Park Hyatt Hotel a Tokyo, firmato dagli architetti Kenzo Tange e John Morford, Valerio Adami realizza nel 1993 quattro grandi pitture. Nel 1995 viene fondato l’Institut du Dessin. Dopo le vaste rassegne proposte a Firenze in Palazzo Medici Riccardi nella primavera 1996 e al Museum Bochum in Germania nell’autunno seguente, nel 1997 espone al Tel Aviv Museum of Art e, presentando Gli Adami di Adami, al Refettorio delle Stelline a Milano. Realizza per Giancarlo Menotti il manifesto del Festival di Spoleto, che gli dedica una mostra personale. Nel 1998 il Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires ospita una sua ampia retrospettiva. Con il titolo Sinopie esce nel 2000 una sua raccolta di scritti e riflessioni sull’arte; a Meina, sul Lago Maggiore, crea la Fondazione Europea del Disegno.
Edmondo Bacci: la vita, le opere, le esposizioni
Edmondo Bacci nasce a Venezia nel 1913. Dal 1932 al 1937 frequenta l’Accademia di Belle arti di Venezia, allievo di Virgilio Guidi e Guido Cadorin. Sin dal 1934 partecipa alle collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia e alle iniziative organizzate alla Piccola Galleria di Venezia dove trovano ospitalità gli artisti d’avanguardia del momento. In questi anni inizia per Bacci il duraturo rapporto con il gallerista Carlo Cardazzo che, col fratello Renato, dirige la Galleria del Cavallino A Venezia. Proprio Cardazzo nel maggio 1945 ospita la sua prima personale.
Marghera, fulcro della rinascita economica post bellica, e le suggestioni offerte dalla luce della laguna filtrata dalle lamiere metalliche e dai fumi delle ciminiere, sono le ispirazioni che Edmondo Bacci trasferisce nei “Cantieri” e nelle “Fabbriche”, tele eseguite attorno al 1950, in cui l’artista matura la funzione spaziale del colore destinata a divenire protagonista nei suoi lavori successivi. La prima partecipazione alla Biennale di Venezia risale al 1948, dove tornerà con costanza fino al 1958, anno della sua sala personale.
Nel 1952 attorno alla Galleria del Cavallino si registrano le prime manifestazioni del gruppo dello Spazialismo veneziano, movimento cui Edmondo Bacci aderirà nel settembre 1953. Le riflessioni pittoriche del momento vedono il progressivo abbandono del segno e della struttura già peculiari delle “Fabbriche” per cedere il passo a una nuova intensità espressiva del colore che porterà l’artista a realizzare i cicli deli “Avvenimenti” e delle “Albe”.
Alla metà degli anni ’50 risale l’incontro con Peggy Guggenheim, collezionista di Tancredi nonché amica di Giuseppe Santomaso e Emilio Vedova, che diverrà sua fervida sostenitrice. Dopo la sua mostra alla Galleria del Cavallino nel 1956, l’anno seguente tiene un’importante personale negli Stati Uniti, alla Seventy-Five Gallery di New York in occasione della quale numerose opere entrano in importanti collezioni americane, fra cui l’Albright-Knox Art Gallery di Buffalo. Partecipa, quindi, a varie collettive del movimento spaziale, tra cui Espacialismo alla Galeria Bonino di Buenos Aires nel 1956.
Nel 1957 espone alla Galleria del Naviglio a Milano, alla Galleria d’Arte Selecta di Roma; partecipa, inoltre, alla mostra Between Space and Earth alla Marlborough Gallery di Londra. Segue la sua partecipazione a numerose esposizioni in Europa e negli Stati Uniti: nel 1961 alla Drian Gallery di Londra e alla Galerie 59 di Aschaffenburg in Germania; nel 1962 alla Frank Perls Gallery di Beverly Hills; nel 1963 alla Neue Galerie di Graz. L’anno successivo figura al Carnegie Institute di Pittsburgh e nella mostra della Peggy Guggenheim Collection alla Tate Gallery di Londra.
Tra il 1965 e il 1966 espone al Columbia Museum of Art, Columbia, e nella sede della Renaissance Society, Chicago. Nel 1974 ottiene la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, che terrà sino all’anno della sua improvvisa scomparsa nel 1978. Importante è l’antologica del 2023 alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia.
Giacomo Balla | Biografia, Opere, Esposizioni
Giacomo Balla nasce a Torino nel 1871. Intorno al 1891 frequenta per alcuni mesi l’Accademia Albertina sino al 1895, quando si trasferisce con la madre a Roma, dove stringe amicizia con Duilio Cambellotti e Serafino Macchiati. Si avvicina al Divisionismo in chiave sociale di Morbelli e Pellizza, interessandosi inoltre al mondo degli emarginati e partecipando all’attività della Scuola della Campagna Romana di Giovanni Cena. Trascorsi sette mesi a Parigi, nel 1900, rientrerà a Roma. Il suo studio in via Porpora a Roma è frequentato da Severini e Boccioni. Nel 1903 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e nel 1909 espone al Salon d’Automne a Parigi, e al Salone di Odessa.
Nel 1910 con Boccioni, Carrà, Russolo e Severini sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi e La pittura futurista – Manifesto tecnico. Nel 1910 e 1912 partecipa all’Esposizione Internazionale di Buenos Aires. Fra il 1911 e il 1912, Balla approfondisce il tema del movimento, in opere come Bambina che corre sul balcone (Civica Galleria d’Arte Moderna, Milano), Dinamismo di un cane al guinzaglio (collezione Goodyear, Buffalo); Velocità d’automobile (Museum of Modern Art, New York).
Nel ciclo delle Compenetrazioni iridescenti (1912-14), lo studio della funzione dinamica della scomposizione della luce è reso attraverso composizioni astratte basate su innesti di forme triangolari. Nel 1912, anno in cui decora la casa dei Lowenstein a Düsseldorf, Giacomo Balla partecipa alle mostre del gruppo futurista a Roma, Rotterdam, Berlino e Firenze. Nel 1913 mette all’asta tutte le sue opere figurative annunciando: “Balla è morto. Qui si vendono le opere del fu Balla”. Nel 1914 inizia a comporre “parolibere” e partecipa all’attività interventista del gruppo futurista. Pubblica il manifesto Il Vestito Antineutrale.
Nel 1915 è arrestato insieme a Marinetti. Assieme a Depero pubblica il manifesto Ricostruzione futurista dell’Universo accogliendo il suggerimento di Marinetti dell’opera d’arte come “presenza”, “oggetto” e “azione”. Inizia così un periodo di ricerche plastiche con materiali diversi (Linea di velocità + paesaggio, rilievo in bronzo, 1914). Sempre nel 1915 tiene un’importante mostra personale alla sala Angelelli a Roma. Nel 1916 sottoscrive con Marinetti, Corra, Settimelli e Ginna il Manifesto della cinematografia futurista. Collabora al periodico futurista fiorentino “L’Italia futurista” ed è impegnato nelle vesti di autore e attore nel film Vita futurista. Nel 1917 Giacomo Balla realizza al Teatro Costanzi a Roma, per i balletti russi di Diaghilev, la scenografia luminosa cinetica di Feu d’artifice di Strawinskij. Nel 1918 tiene una personale alla Casa d’Arte Bragaglia, a Roma, e pubblica nel catalogo il Manifesto del colore. Nel 1919 partecipa alla Grande Esposizione Nazionale Futurista alla Galleria Centrale in Palazzo Cova, a Milano. Nel 1920 entra nella direzione del periodico “Roma Futurista”.
Nel 1920-21 partecipa all’Exposition Internationale d’Art Moderne a Ginevra e a due altre mostre del gruppo futurista, una a Parigi e l’altra a Praga. Nel 1921 realizza la decorazione e l’arredamento del Bal Tik-Tak, una sala da ballo in stile futurista. Negli anni venti Giacomo Balla partecipa a gran parte delle mostre del gruppo futurista: a Macerata nel 1922, a Torino, a Roma, alla III Biennale romana e a New York nel 1925, alla Biennale di Venezia e a Boston nel 1926, a Bologna, a Torino, a Palermo e a Milano nel 1927, a Imola e a Torino nel 1928, a Fiuggi, a Roma, a Milano e a Parigi nel 1929, a Venezia, alla Biennale, nel 1930, a Roma, alla Quadriennale, nel 1931 e, ancora a Roma, nel 1932.
Nel 1925 con Depero e Prampolini è all’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes. Nel 1926 collabora al giornale romano L’Impero, e nel 1927 con “Vetrina Futurista”. Nel 1929 sottoscrive con Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi e Tato il Manifesto dell’Aeropittura.
Nel 1937, l’anno dopo la sua partecipazione alla mostra Cubism and Abstract Art a New York, si distacca polemicamente dal Futurismo dichiarando che “l’arte pura è nell’assoluto realismo senza il quale si cade in forme decorative e ornamentali”. Dal 1948 torna a proporre opere degli anni futuristi. Tiene personali con opere futuriste a Roma e a Milano, alla Quadriennale romana nel 1951, a Firenze nel 1952, a New York nel 1954, a Roma nel 1956, a Parigi, a Milano, a Madison (Usa) e a Torino, nel 1957. Giacomo Balla muore a Roma il 1º marzo 1958.