Home / Esposizioni / Ubaldo Oppi. Opere dal 1912 al 1929
05.03.1994 — 26.03.1994
Organizzata in collaborazione con la Galleria Gian Ferrari di Milano, la mostra dedicata a Ubaldo Oppi riunisce una selezione di opere su carta, a china e all’acquerello, datate fra il 1912 e il 1919, che testimoniano l'importanza del disegno nella ricerca del pittore di origine bolognese. Nato nel 1889 e scomparso nel 1942, Oppi frequenta, fin dai primi anni della sua formazione artistica, gli ambienti viennesi, quelli della Germania orientale e parigini. Con Modigliani e Severini espone nella capitale francese da Paul Guillaume, interprete di uno stile che guarda all’arte italiana del Quattro-Cinquecento, nell’intento di un recupero dell’espressione pittorica secondo canoni classici.
Le opere riunite per l’occasione si possono suddividere in tre nuclei. Il primo comprende una serie di fogli a china su carta del 1913-14, per lo più soggetti di figure nel paesaggio che nell’elegante linearismo rivelano gli influssi recepiti dal contesto mitteleuropeo (a Vienna, tra il 1907 e il 1909, Oppi frequenta i corsi all’Accademia diretta da Klimt).
Il secondo, che costituisce la sezione centrale della mostra, comprende una selezione di opere tratte da un corpus ritrovato di recente, comprendente un centinaio di acquerelli e disegni realizzati nei tre mesi di prigionia a Mauthausen tra la fine del 1917 e i primi mesi del 1918, grazie ai quali è possibile comprendere la matrice di un primitivismo che guarda da un lato al periodo blu di Picasso per la rappresentazione di un’umanità sofferente, dall'altro al linguaggio di Garbari.
Ad essi si affianca un terzo gruppo di disegni, eseguiti negli anni ’20, eterogenei per soggetto e resa stilistica: tra essi sono alcuni paesaggi liguri del 1921, eseguiti allo scadere del secondo soggiorno parigino iniziato nel 1919, un felice intermezzo naturalistico nella visione di foglie, alberi, colline, prati tratteggiati con impalpabile leggerezza; La Scuola di Pitagora (1923), un omaggio al classicismo – un colonnato aperto su lontani profili montuosi funge da scenografia ad una folla di corpi in libero movimento –; quindi Adamo ed Eva (1925) e tre bozzetti per la Pala di San Francesco (1927-28).
I diversi momenti in cui si può suddividere l’evoluzione del linguaggio dell’artista sono inoltre documentati da alcuni dipinti, scelti per la stretta correlazione con il momento storico a cui si riferiscono: da Figura in rosso (1912), legata al gusto di vaga ispirazione secessionista, a Testa d’uomo (il professore di matematica) (1913), coevo ad alcuni studi di figura presenti in mostra, a Ritratto di ragazza cadorina (1929), la tela con cui si conclude il percorso espositivo, dipinta l’anno in cui l’artista tiene una personale da Edoardo Persico.