Home / Esposizioni / Picasso. Dipinti 1918-1968. Acquarelli, disegni, incisioni e litografie 1904-1972
19.03.1983 — 08.05.1983
La mostra di Pablo Picasso, dal 19 marzo 1983 alla Galleria dello Scudo, riunisce una selezione di opere, da Nature morte, verre et journal (1914-1915) e Paysage cubiste (1918), a tele degli anni ’20 come Morceau de poisson (1922) e Verre taillé (1923), oltre a dipinti degli anni ’40 e ’50, quali Nature morte à la corbeille de fruits (1942), La liseuse, fond noir (1953) e Buste de femme (1953), già di proprietà Curt Valentin, New York. Inoltre, gli anni ’60 sono documentati da una delle grandi composizioni del ciclo Le déjeuner sur l’herbe (1961) che rimanda al confronto di Picasso con Manet, quindi da tre opere della serie Le peintre et son modèle eseguita nel 1963, sino alla grande figura di mousquetaire che appare in tutta la sua vibrante cromia in Homme à la pipe (1968).
Le repas frugal (1904), l’acquaforte che apre La Suite des Saltimbanques, celeberrima per il rimando a uno dei soggetti più noti del “periodo blu” (1901-1904), introduce l’ampia sezione dedicata all’opera grafica, con la proposta di alcune prove superbe dalle serie Le Chef-d’Oeuvre Inconnu (1927), Les Métamorphoses d’Ovide (1930-1931) e La Suite Vollard (1930-1937), quest’ultima commissionata all’artista dal celebre mercante parigino e ispirata alla mitologia classica.
Le due incisioni all’acquaforte e acquatinta Sueño y Mentira de Franco, eseguite l’8 gennaio 1937 e riunite in una cartella con una poesia in prosa di Picasso sul dolore per Guernica, esprimono l’indignazione dell’artista nei confronti dell’orrore della guerra. Il generale Francisco Franco vi è rappresentato come una figura folle, mitica e mostruosa che distrugge la scultura classica spagnola e, in un altro dettaglio, mentre combatte con un toro che simboleggia la Spagna.
Chiudono il percorso dedicato all’opera grafica numerose litografie datate tra il 1940 e il 1950, tavole da Le Cocu Magnifique (1966) e incisioni erotiche dalla Suite 347 (1968).
Per l’occasione viene edito un catalogo che documenta le opere esposte con l’introduzione di Renato Guttuso, di cui si riportano qui di seguito i passi iniziali.
“Con la morte di Picasso, si è detto, si chiude un'epoca, e ci si è chiesto che cosa di ciò che appartiene a tutti noi, Picasso si sia portato con sé nel suo sepolcro di Vauvenargues. Ma, sull'epoca che si chiude, bisogna intendersi: per qualcuno, infatti, l'epoca di Picasso era già stata chiusa con «Guernica»; per altri ancora prima, addirittura nel ’16-’17 quando, uscito dall'epoca d'oro del cubismo più rigoroso, intraprendeva nuove strade. Penso che giudizi di questo tipo siano sbagliati in partenza, legati a gusti e scelte personali, di questo o quell'ambiente culturale, e non esenti da influenze di moda. Nella realtà di una storia meno costretta in schemi, meno legata all'avvicendarsi del gusto, l'opera di Picasso va intesa come organismo unitario, come un organo vitale, anzi, nel corpo del XX secolo. Poiché Picasso non è stato mai «sperimentale» (è sua la frase: Io non cerco, trovo, che è da intendere non come affermazione orgogliosa, ma come dichiarazione di metodo) si può dire, paradossalmente, che nella sua pittura, dal 1905 al giorno precedente la sua morte, poiché quel giorno lavorò fino a sera, non c'è progresso, né regresso.”