Home / Esposizioni / Morandi ultimo. Nature morte 1950-1964
a cura di Laura Mattioli Rossi
14.12.1997 — 28.02.1998
a cura di Laura Mattioli Rossi
14.12.1997 - 28.02.1998Numerose sono state le rassegne dedicate all’opera di Giorgio Morandi, per lo più orientate a documentarne l’intero percorso creativo, considerando la ricerca più tarda come la naturale evoluzione delle esperienze precedenti. La critica, infatti, ha spesso focalizzato l’attenzione sui lavori eseguiti fino agli anni ’40, tralasciando di approfondire il periodo successivo, in gran parte inesplorato. In un secolo dominato dalle avanguardie e da un concetto di arte come continua ridefinizione di sé e del proprio ruolo, la posizione di Morandi, spesso visto come un isolato difensore della “buona pittura” nel genere tradizionale della natura morta, deve essere rivisitata in termini metodologici e in rapporto agli esiti artistici contemporanei, per i quali risultano determinanti soprattutto Ie opere dell’ultimo periodo.
L’esposizione in corso dal 14 dicembre 1997 alla Galleria dello Scudo a Verona, realizzata in collaborazione con il Museo Morandi di Bologna e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona, propone dunque un taglio del tutto inedito, offrendo una nuova analisi delle nature morte del pittore bolognese eseguite dal secondo dopoguerra fino al 1964.
Con una selezione di oltre cinquanta dipinti provenienti da prestigiose raccolte pubbliche e private italiane e straniere la rassegna, a carattere strettamente scientifico, evidenzia come nelle opere a partire dal 1950, stilisticamente e concettualmente nuove, l’ossessivo ripetersi del medesimo soggetto, con sole variazioni di tono, composizione e inquadratura, costituisca un problema sempre eluso dagli specialisti ma fondamentale per cogliere il significato ultimo della pittura.
Dopo i primi esempi di costruzione in diagonale, in cui è ancora indicato il piano di posa (come nella tela del 1951 appartenuta alla collezione Giovanardi), lo spazio trova una diversa dimensione speculativa nei lavori in cui gli elementi si dispongono in orizzontale gli uni davanti agli altri (ne è esempio la Natura morta realizzata nel 1953 già nella raccolta di Rodolfo Pallucchini), fino a determinare l’accentuato allungamento del formato che caratterizza alcuni straordinari dipinti del 1954.
Della serie concepita nel 1952, dove le forme si organizzano attorno a un panno giallo, sono state presentate per la prima volta insieme ben sei versioni (tra cui emergono quelle del Museo Morandi, delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano e della collezione newyorkese di Robert Benjamin), che permettono di far luce sui modi e sui valori più profondi e originali della ricerca morandiana.
La mostra documenta il complesso percorso attraverso cui l’artista procede, ora insistendo su pochi oggetti fortemente caratterizzati (è il caso del dipinto eseguito nel 1955 proveniente dalla fondazione Morat di Friburgo e di quello, coevo, appartenuto a Gianni Mattioli), ora mutando l’inquadratura e la gamma cromatica dell’identico insieme (come provano le due nature morte de 1960, una delle quali sempre rimasta di proprietà dell’autore). Alcune opere degli ultimi anni, dalla materia sempre più diafana, consentiranno di valutare quanto la dissoluzione delle forme e l’annullamento dello spazio fisico segnino un’ulteriore svolta verso una maggiore consapevolezza nell’uso dei mezzi espressivi in senso filosofico.
La rassegna è curata da Laura Mattioli Rossi di concerto con un Comitato scientifico composto da autorevoli studiosi in materia quali Maria Mimita Lamberti, Franz Armin Morat e Marilena Pasquali, Direttore del Museo Morandi. Il catalogo, edito da Mazzotta, presenta saggi sull’attività dell’artista negli anni ’50, con scritti di Maria Mimita Lamberti sul genere della natura morta, di Franz Armin Morat sugli esiti pittorici delle opere estreme, di Marilena Pasquali sull’importanza della teoria della percezione, di Fausto Petrella su possibili interpretazioni psicanalitiche, oltre a testi di Giuseppe Panza di Biumo e AngeIa Vettese sul rapporto tra la poetica morandiana e le avanguardie contemporanee, e a un contributo di Joseph Rishel, specialista di arte europea al Philadelphia Museum of Art, dedicato alla fortuna critica d’oltreoceano. A Flavio Fergonzi è affidata la schedatura scientifica delle opere e a Lorenza Selleri la redazione di un’ampia biografia relativa al periodo preso in esame. Completa il volume una raccolta di documenti inediti per una lettura più approfondita dei rapporti di Morandi con storici dell’arte e collezionisti quali Francesco Arcangeli, Roberto Longhi, Giuseppe Marchiori, Gianni Mattioli e Lamberto Vitali.