Home / Esposizioni / Mario Sironi, cinquant’anni di pittura italiana
20.11.1982 — 16.01.1983
Tra novembre 1982 e gennaio 1983 la Galleria dello Scudo presenta un’ampia mostra antologica dedicata a Mario Sironi, tra i protagonisti della cultura artistica italiana nel primo dopoguerra cui la critica rivolge un sempre crescente interesse.
Realizzata con il patrocinio della Regione del Veneto, la rassegna riunisce ben settantasei dipinti tra i più significativi, scelti a documentare un percorso che, dopo gli esordi qui rappresentati da Interno con la madre che cuce (1905) e Autoritratto (1907) e grazie all’amicizia con Umberto Boccioni, lo porta ad accostarsi al futurismo. Plasticità e ritmo di una figura (1913), già in collezione Acquarone, testimonia la sperimentazione in quegli anni, centrata sulla scomposizione delle figure e sulla compenetrazione dei piani.
Tele come Il ciclista (1915-1916) e Composizione metafisica (1918) segnano il passaggio verso la stagione che più connota il linguaggio sironiano, quella delle periferie urbane – tra queste, Paesaggio urbano: fabbriche e ferrovia (1921) in raccolta Jesi e Paesaggio urbano (1922) già appartenuto a Margherita Sarfatti – e dei dipinti come L’architetto (1922), L’allieva (1924) e La malinconia (1925 c.) delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, tra le più alte espressioni del Novecento italiano.
La famiglia (1930) prestato dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, Il pastore (1931-1932) proveniente dal Civico Museo Revoltella di Trieste e La vergine delle rocce (1933) sono le prove della più solida e plastica maturità, quando si prepara l’avvio verso gli anni ’40: si veda La morte di Cesare (1940 c.), un monologo privato proteso a rimeditazioni sulla storia. Il percorso pittorico sfocia negli anni ’50 nelle “Composizioni architettoniche” di evocazione arcaica in collezione Giovanardi, aprendosi a un nuovo sobbalzo di creatività rinnovatosi sino alla morte.
L’allestimento è arricchito da tempere, disegni, incisioni e litografie, scelti nell’ampio arco cronologico dell’attività di Sironi. Completa la rassegna un’ampia indagine sull’attività letteraria, critica e giornalistica dell’autore, e un apparato documentario con pubblicazioni e fotografie relative ai suoi interventi in ambito architettonico e alla sua partecipazione alle Biennali di Venezia. Per l’occasione viene edito un catalogo che documenta l’intera esposizione, introdotto dai testi di Agnoldomenico Pica, Guido Perocco e Gian Luigi Verzellesi.
La mostra ottiene ampio risalto di stampa. Tra le numerose recensioni si segnala quella di Giovanni Testori sul “Corriere della Sera” del 19 dicembre 1982, che sottolinea “la bellezza e la completezza della mostra veronese” che “merita ben più della segnalazione cui, altrimenti, parrebbe da noi stessi confinata o ridotta. E questo, davvero non vorremmo; ché, in realtà, si tratta d’una delle più criticamente piene, responsabili e alte che ci sia accaduto di vedere; nel numero, mettiamo anche quelle organizzate da enti pubblici.”