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a cura di Maurizio Fagiolo dell'Arco
14.12.1986 — 31.01.1987
a cura di
Maurizio Fagiolo dell'Arco
Il 14 dicembre 1986 si inaugura a Verona la mostra de Chirico, gli anni Venti. Organizzata da Galleria dello Scudo e Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti e realizzata con il patrocinio della Regione del Veneto e della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, è la prima rassegna interamente dedicata al decennio in cui il “pictor Optimus”, dopo la già celebrata stagione della Metafisica, rinnova il proprio repertorio con soggetti destinati a consacrarlo ulteriormente nel contesto artistico parigino e internazionale.
Con una selezione di oltre 70 dipinti, alcuni dei quali mai esposti prima in Europa, viene proposta un'approfondita indagine sugli anni trascorsi tra Roma, Firenze e Milano (1920-1925), quindi sulla sua permanenza a Parigi, di primaria importanza per lo studio e la maturazione di temi nuovi ampiamente sviluppati nel lavoro successivo.
A introdurre il percorso espositivo sono sei autoritratti, tra i quali la piccola tela (1920) alla maniera di Holbein, appartenuta a Mario Broglio e poi ad Alfredo Casella, e l’Autoritratto (1924-1925) entrato infine in collezione Deana. Tra rievocazioni classiche e suggestioni romantiche, i dipinti Mercurio e i metafisici (1920) e Edipo e la Sfinge (1920) segnano quel fronte “enigmatico” della pittura dechirichiana, per gli accavallamenti mentali e il carattere criptico dei riferimenti iconografici. Ad essi si affiancano Oreste e Elettra (1923) e La partenza del cavaliere errante (1923), metafora quest’ultimo del viaggio dell’uomo, antico e moderno, attraverso regioni e paesi ignoti, intesi come luoghi fisici e mentali. Il condottiero (1925) e Il figlio prodigo (L’enfant prodigue) (1926) sono tra i capolavori del periodo francese, il primo entrato nella collezione di René Berger, il secondo dominato dall’accostamento straniante del carattere fantasmatico del figlio - la statua vista come in una foto solarizzata - con la figura del padre, borghesemente identificato con la sua poltrona color rosso cuoio.
Il periodo di Parigi viene rievocato attraverso una serie di tele, anche di grande formato, scelte a documentare i temi ricorrenti nella pittura dechirichiana del decennio, espressione di un duplice contratto dell’artista con i mercanti Léonce Rosenberg (che con la Galerie de l’Effort Moderne si irraggia in tutta Europa e in America) e Paul Guillaume (aveva ventitré anni all’epoca del suo primo rapporto con de Chirico e Apollinaire): "Manichini", "Cavalli in riva al mare", "Mobili nella valle", "Figure in un interno", "I gladiatori". Tra essi si segnalano Manichino con giocattoli (Les jeux terribles) (1925-1926), scelto a illustrare la copertina del catalogo della mostra veronese, quadro alla fine degli anni ’20 entrato nella casa di Walter P. Chrysler a New York; quindi, Nudo femminile in un interno (L’esprit de domination) (1927), appartenuto a Paul Guillaume, singolare per i colori accesi, a tratti fluorescenti; Combattimento di gladiatori (1927), uno dei primi quadri della serie eseguita per Casa Rosenberg, riprodotto nel “Bulletin de l’Effort Moderne” (settembre 1927) e nel volume monografico di Waldemar George (1928).
Chiude il percorso una sezione dedicata alle "Nature morte" e a quanto sia preludio del decennio successivo, come la grande tela Nobili e borghesi (1933), che segna la chiusura provvisoria del periodo di Parigi e la ripresa dell’invenzione. Con documenti, fotografie e scritti, alcuni dei quali inediti, sono illustrati i rapporti dell'autore sia con il contesto artistico e culturale italiano dell’epoca, sia con i surrealisti e i mercanti parigini Guillaume e Rosenberg.
Il progetto della rassegna è di Massimo Di Carlo con Massimo Simonetti. Suddivisa nelle sedi della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti e Galleria dello Scudo, la mostra è curata da Maurizio Fagiolo dell'Arco con Massimo Carrà, Giorgio Cortenova e Licisco Magagnato; loro contributi, oltre ad un intervento di Paolo Baldacci, figurano nel ricco catalogo edito da Mazzotta.
Su richiesta del Settore Cultura e Spettacolo del Comune di Milano, la rassegna, dopo la presentazione alla Galleria dello Scudo e alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti, viene trasferita a Palazzo Reale, Milano dal 7 marzo al 18 aprile 1987. Per l'occasione, esce una seconda edizione del catalogo che documenta l'ampliamento dell'esposizione con ulteriori 17 opere, tra cui Combattimento di gladiatori nella stanza (Le combat) e La vittoria (Le triomphe), le due grandi tele eseguite nel 1928-1929 per casa Rosenberg e accostate nuovamente in questa sede.