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a cura di Guido Perocco, Claudia Gian Ferrari, Massimo Di Carlo e Massimo Simonetti
26.11.1983 — 30.01.1984
a cura di Guido Perocco,
Claudia Gian Ferrari,
Massimo Di Carlo
e Massimo Simonetti
In prossimità del centenario della nascita di Gino Rossi, nel novembre 1983 la Galleria dello Scudo organizza, con il patrocinio della Regione del Veneto, un’importante rassegna dedicata a uno dei protagonisti del rinnovamento artistico in Italia nella prima metà del Novecento legato al contesto veneziano di Ca’ Pesaro.
Con una selezione di 93 opere, comprendente dipinti e lavori su carta provenienti da collezioni pubbliche e private, il percorso espositivo ricostruisce l’evoluzione di un linguaggio che, dopo il primo soggiorno a Parigi nel 1907 insieme all’amico scultore Arturo Martini, si apre alla conoscenza delle avanguardie pittoriche dell’epoca, con particolare attenzione per l’opera di Gauguin e van Gogh e per un modernismo veicolato in Europa grazie alle Biennali di Venezia. È tuttavia il trasferimento in Bretagna a lasciare profonde suggestioni nell’artista che, in numerosi dipinti come Primavera in Bretagna (1909 c.) ora al Museo Civico di Treviso, Douarnenez (1910 c.) di proprietà della Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro a Venezia, riprende scorci e ambientazioni della Francia settentrionale.
L’esordio di Gino Rossi nelle rassegne di Ca’ Pesaro a Venezia avviene nel 1910. Espone tre quadri, tutti presenti nella mostra veronese: Case a Burano (1908-1909), Il muto (1909 c.) e La fanciulla del fiore (1909), tela iconica definita dall’artista stesso la sua “più bella poesia” per la nitidezza del disegno, per il colore da vetrata medioevale e per la stilizzazione che sa di Art Nouveau, con annotazioni ambientali accostabili a certa pittura nordica.
Nel 1912, dopo il secondo viaggio a Parigi, quando espone al Salon d’Automne La buona pesca (1910) e la Grande descrizione asolana da poco ultimata, e in Bretagna, la cui memoria è oggetto di alcuni paesaggi tra cui Canale in Bretagna (1912) delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, Gino Rossi torna a stabilirsi a Burano pur con saltuari soggiorni ad Asolo e a Treviso. I periodi trascorsi nella quiete dei colli asolani sono documentati da alcune opere allora presentate in mostre di rilievo, come Paese asolano (Monfumo) (1912) oggi al Museo Civico di Treviso. Immagini della laguna tornano, invece, in Barene a Burano e in Canale con vela a Burano, entrambi eseguiti tra il 1912 e il 1913, così come in Pescatore buranese, L’uomo dal canarino e La famiglia del vecchio pescatore, tutti del 1913, viene fissata la forte espressività dei volti di personaggi del luogo.
Il percorso espositivo si conclude con studi di figura – si veda Maternità (1913) della Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro – e nature morte dell’ultimo periodo – tra queste Natura morta con brocca (1922) – in cui appare evidente la crescente, personale consapevolezza che forma e volume si costruiscono con la pittura. A significare l’inizio del drammatico epilogo della vita dell’artista, è presente nella mostra Il cortile del manicomio (1926), in seguito entrato nella collezione del Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Electa, con contributi di Guido Perocco, Claudia Gian Ferrari, Licisco Magagnato e Luigina Bortolatto. Le schede scientifiche del Catalogo delle opere a cura di Luigi Menegazzi, riferite al nucleo di lavori esposti alla Galleria dello Scudo, costituiranno il corpus da cui, poco dopo, trae origine il Catalogo generale dell’opera dell’artista, anch’esso edito da Electa nel 1984.
Per celebrare il centenario della nascita di Gino Rossi, su richiesta dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Venezia, la rassegna, dopo la presentazione alla Galleria dello Scudo, viene trasferita negli appartamenti wagneriani in Ca’ Vendramin Calergi, Venezia, dal 19 febbraio al 31 marzo 1984. Per l’occasione esce una seconda edizione del catalogo che documenta l'ampliamento dell'esposizione con ulteriori 33 opere.