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25.11.1978 — 07.01.1979
Con la mostra di Filippo de Pisis nel novembre 1978 la Galleria dello Scudo celebra i dieci anni della propria attività, durante i quali si è dimostrata aperta alle più varie tendenze documentando, con mostre, dibattiti e conferenze, le personalità più autorevoli del contesto nazionale. La scelta di proporre de Pisis nasce da motivazioni ben precise: l’artista amava molto il Veneto e in particolare Venezia; inoltre, dal 1923 aveva più volte soggiornato a Verona raffigurandola in vari scorci.
La mostra vanta numerosi prestiti da istituzioni e da raccolte private: con 59 dipinti e 20 opere su carta, offre un’ampia panoramica sull’opera dell’artista, dai primi saggi figurativi del 1908 ai vari soggetti delle stagioni successive, tra cui nature morte, paesaggi e studi di figura, sino all’epilogo documentato nella sua fase più estrema da un’opera del 1953.
L’assoluta novità dell'esposizione è rappresentata dai cinque collage del 1916 di ispirazione dadaista provenienti dalla collezione personale della nipote dell’artista, Bona Tibertelli de Pisis de Mandiargues, in seguito acquisite da Jean-Luc Baroni, prima di allora del tutto inedite.
Tra i prestatori pubblici si ricordino la Galleria d’Arte Moderna di Verona con Omaggio a Bassano (1926), Natura morta con funghi (1934), Paesaggio marino (1931); quindi il Museo d’Arte Moderna “Mario Rimoldi” di Cortina d’Ampezzo con ben quattro dipinti - Il soldatino francese (1937), Fiori (1937), Interno (1940), Cantiere - ponte e archi (1943-45); infine la Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia con due nature morte e Pannello con la torre dei Corsari (1948).
Tra i prestiti della mostra sono i dipinti della collezione Malabotta di Trieste, che comprende tra l’altro Il gladiolo fulminato (1930); I grandi fiori di Casa Massimo, (1931) proveniente dalla raccolta del Principe Leone Massimo di Roma, in seguito acquisito dalla Fondazione Estense conservata nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara; le vibranti vedute di Parigi e Londra, fra le quali si segnala St. Martin the Fields (1935) uno dei quadri resi disponibili da Oreste Cacciabue.