Home / Esposizioni / Carlo Carrà. Opere ad olio, disegni, grafica dal 1900 al 1966
21.11.1981 — 16.01.1982
Il 21 novembre 1981 la Galleria dello Scudo inaugura una ricca antologica dedicata a Carlo Carrà per celebrare il centenario della nascita. Si tratta della prima mostra in Italia organizzata da una galleria privata in stretta collaborazione con enti pubblici che, con il loro patrocinio, sottolineano così il rilievo scientifico e culturale di iniziative che, con prestiti da musei e da importanti collezioni, sono il risultato della sinergia con le fondazioni e gli archivi di riferimento per lo studio dell’opera dei singoli artisti.
Con oltre settanta dipinti realizzati tra il 1900 e il 1966 e una ricca selezione di disegni, litografie e incisioni, la rassegna, realizzata col patrocinio della Regione del Veneto, documenta l’intero percorso artistico di Carrà, dai saggi pittorici della prima giovinezza alle tele dalle atmosfere rarefatte dell’ultimo periodo.
Il percorso espositivo è scandito da alcune opere di primaria importanza per documentare le diverse fasi dell'impegno artistico di Carrà, dal divisionismo al futurismo, dalla metafisica alla stagione del realismo magico. Tra esse, l’Ovale delle apparizioni (1918), all’epoca della mostra veronese ancora di proprietà di Magda e Riccardo Jucker e in seguito nella collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; Le figlie di Loth (1919) attualmente alla VAF Stiftung in deposito al MART - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
Oltre ai dipinti provenienti dalla collezione del figlio dell’artista, Massimo, e da importanti raccolte private quali Jesi e Giovanardi, numerosi sono i prestiti pubblici: Il leccio (1925), Estate (1930) e Pescatori (1929-1935) dalla Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano; Tramonto al mare (1927), Ritorno dai campi (1937), Cavallino (1937) e Natura morta con il cocco (1949) dalla Galleria Internazionale d'Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia; Le bagnanti (1943) dal Museo “Mario Rimoldi” di Cortina d’Ampezzo. Ancora, il Paesaggio toscano (1952) vincitore del Premio Marzotto.
Nel catalogo, un approfondimento documenta il primo stato e quello definitivo dell’Ovale delle apparizioni (1918), il capolavoro del periodo metafisico, confermando come quel procedimento di “lenta elaborazione” sia una nota costante che, con correzioni e ripensamenti, consente all'artista di giungere all'esito finale.
La rassegna ottiene ampio risalto presso la stampa nazionale, come confermano le numerose recensioni uscite all’epoca su quotidiani e periodici quali “Corriere della Sera”, “Il Giorno”, “La Repubblica”, “La Stampa”, “L’Unità”, “Secolo d’Italia”, “Epoca” e “L’Espresso”.