Home / Esposizioni / Afro, l’itinerario astratto. Opere 1948-1975
a cura di Luciano Caramel
07.10.1989 — 19.11.1989
a cura di Luciano Caramel
07.10.1989 - 19.11.1989"Una forma pittorica può avere anche valore di apparizione? L'organismo rigorosamente formale di una pittura può contenere la leggerezza, il respiro di una evocazione, l'improvviso soprassalto della memoria? È questo per me il problema; in questo consiste la irrequietezza continua che mi stimola a dipingere". Così Afro Basaldella nel 1954 precisa il senso della sua ricerca, volta verso una nuova direzione già dal 1948, anno in cui il rapporto instaurato con le correnti neocubiste allora in voga, conduce alla progressiva adozione del linguaggio astratto e all'accantonamento delle accentuazioni coloristiche in funzione espressiva che caratterizzano la sua pittura attorno alla metà degli anni '40.
La rassegna veronese Afro, l'itinerario astratto. Opere 1948-1975 presenta una selezione di quarantotto dipinti. Si apre con opere quali II pianeta della fortuna (1948) e Negro della Louisiana (1951), che attestano il passaggio attraverso il neocubismo, per documentare poi l'esperienza nel gruppo degli “Otto” (con Afro sono Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova), la lunga vicenda americana, la relazione con la pittura di Arshile Gorky e la cultura d'oltreoceano.
Dopo aver considerato la ricerca che l'artista approfondisce nella prima metà degli anni '50, caratterizzata dal progressivo allontanamento dalla figurazione e dall'uso di un colore progressivamente diafano e prezioso, la mostra pone in risalto la sensibilità artistica maturata tra il 1957 e il 1970. In questo periodo il suo linguaggio è dotato di una funzione costruttiva attribuita al colore, nell'uso della carta come supporto pittorico che consente una maggiore libertà gestuale e nell'estrema riduzione delle cromie per esaltare il contrasto tra il bianco e il nero.
Alcuni dipinti degli ultimi anni confermano come la componente lirica, presente in ogni sua fase creativa, divenga ora il leit motiv del suo lavoro, in cui frequente è il ricorso a strutture geometriche sempre più delineate sino ad arrivare progressivamente alla bidimensionalità.
La mostra è progettata da Massimo Di Carlo, Mario Grraziani, Mario Matasci, Massimo Simonetti, ed è curata da Luciano Caramel. Il catalogo, edito da Mazzotta, è redatto da Francesco Tedeschi e reca i contributi di Giorgio Cortenova, Erich Steingräber e Fabrizio D'Amico, cui si deve anche l'appendice che raccoglie documenti per la maggior parte inediti. È completato da un'approfondita biografia sull'artista, relativa agli anni presi in esame.