Toti Scialoja nasce a Roma nel 1914. Sin da giovanissimo, frequenta il contesto che gravita intorno alla Galleria della Cometa, fondata dalla contessa Mimì Pecci Blunt e guidata da Corrado Cagli e Libero de Libero, seguendo la sua intima vocazione per la pittura e la poesia piuttosto che gli orientamenti familiari verso gli studi classici e giuridici. Figura nel 1939 alla III Quadriennale romana, dove tornerà ripetutamente a esporre in seguito. L’anno successivo, alla Galleria Genova nel capoluogo ligure, tiene la sua prima mostra personale, cui segue un’altra mostra nel 1941 alla Società Amici dell’Arte a Torino presentata in catalogo da Cesare Brandi, a cui si deve, nel 1947, l’invito alla mostra dei “Quattro fuori strada” alla Galleria del Secolo.
Nel 1943 avviene il debutto in veste di scenografo per L’opera dello straccione, spettacolo tratto dal settecentesco testo di John Gay, andato in scena al Teatro Argentina a Roma. Questo suo impegno proseguirà assiduamente sino al 1956. Nel 1948 Scialoja inizia una fase di scoperte e nuove prospettive pittoriche, tuttavia sempre legate alla figurazione. Del 1949 è l’invito a partecipare alla mostra Twentieth Century Italian Art al Museum of Modern Art di New York e immediatamente successiva è la sua apparizione alle Biennali veneziane (1950, 1952, 1954). La maturità artistica si colloca fra il 1955 e il 1956 quando, abbandonato il pennello, Toti Scialoja sceglie come strumento di pittura uno straccio intriso di colore. È il periodo in cui si rinsalda l’amicizia con Afro, Burri ed Ettore Colla. Il viaggio a New York nel 1956, per la sua prima mostra personale alla Catherine Viviano Gallery, è l’occasione per incontrare gli esponenti dell'espressionismo astratto americano, come Rothko, de Kooning e Motherwell. Al suo rientro in Italia seguono mesi di sperimentazioni; nascono le prime Impronte – forme stampate sulla superficie della tela mediante il rovesciamento e la pressione di una carta intrisa di colore – che segnano la sua piena maturità artistica. Gli esiti di questa nuova fase di ricerca vengono presentati nella personale alla Galleria La Salita nel novembre 1958.
Dopo un soggiorno a New York nel 1960, tra il 1961 e il 1964 Scialoja si trasferisce a Parigi, dove frequenta alla Sorbona le lezioni del filosofo Maurice Merleau-Ponty. Nascono allora le Impronte come nuova esigenza di “racconto”, integrate con inserti materici, cadenzate, isolate in campi spaziali di loro pertinenza. Nel 1962, sempre a Parigi, al "Salon de Mai" Toti Scialoja espone una grande opera dal titolo Murale bianco. Rientrato in Italia, nel 1964 ha una sala personale alla Biennale di Venezia presentata da Gillo Dorfles e, nella primavera del 1966, tiene un’ampia antologica a Roma alla Galleria Marlborough, la stessa che promuoverà un’altra mostra dell’artista al museo di Malmö nell’autunno del 1968.
Dalla metà degli anni ’70 Scialoja abbandona la gestualità dell'“impronta”, riducendola a una scansione ritmica sempre più geometrizzante, diafana. Tra le numerose mostre del decennio in Italia e all’estero che decretano l’interesse per il lavoro di Scialoja si ricordino alcune rassegne del 1973: la personale allestita alla Marlborough Gallery dapprima a New York quindi nella sede romana; la presenza del suo dipinto Blue vertical nella mostra dedicata alla “Harold and May Rosenberg Collection” al Montclair Art Museum di Montclair; la mostra Ettore Colla, Toti Scialoja all’Art Museum of South Texas a Corpus Christi. Seguono la vasta antologica al Palazzo della Pilotta a Parma nel 1977 e l’esposizione di opere su carta in Palazzo Te a Mantova nel 1979.
Nel 1982 Toti Scialoja accetta la nomina a direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma, istituto dove insegna da oltre vent’anni. Un viaggio a Madrid stimola l’incontro con la pittura di Goya, da cui scaturisce il ritorno a una pittura di gesto. In questi anni l’attività espositiva di Scialoja è particolarmente intensa: dalla sala personale alla Biennale di Venezia del 1984, voluta da Lorenza Trucchi, alla mostra al Museo Civico d’Arte Contemporanea di Gibellina l’anno dopo, alla XI Quadriennale di Roma nel 1986, ai numerosi appuntamenti in gallerie private a Roma, New York, Bologna, Matera. Scialoja muore a Roma nel 1998.
Nel 2023 uscirà il volume Toti Scialoja. Catalogo Generale dei dipinti e delle sculture, a cura di Giuseppe Appella e pubblicato da Silvana Editoriale.