Salvatore Scarpitta nasce a New York nel 1919 da una famiglia di artisti: il padre era uno scultore emigrato dalla Sicilia e la madre un’attrice russo-polacca. Trascorre la sua infanzia a Los Angeles, in California, dove visita assiduamente la Legion Ascot Speedway, luogo in cui nasce la sua passione per le corse automobilistiche. A diciassette anni si trasferisce a Roma per studiare all’Accademia di Belle Arti. Durante la Seconda Guerra Mondiale è parte della Marina degli Stati Uniti come “Monuments Man”, incaricato di trovare, conservare, catalogare l’arte trafugata dai nazisti. Dopo la guerra, Scarpitta si trasferisce a Roma e inizia a lavorare nel suo studio di via Margutta.
Durante la sua permanenza a Roma viene rappresentato dalla Galleria La Tartaruga e stringe amicizia con Burri, Dorazio, Fontana, Turcato, Consagra. Dopo i lavori con le bende, in cui strisce di tela sono immerse in sostanze plastiche per allungarle il più possibile, Salvatore Scarpitta inizia ad utilizzare fasce elastiche intrise di colla per rendere meglio l’idea di tensione su tutta la superficie dell’opera.
Nel 1958, Leo Castelli vede il suo lavoro e gli chiede di trasferirsi a New York e unirsi alla sua galleria. La prima mostra personale è del gennaio 1959 alla Galleria Castelli di New York, dove tornerà a esporre sino al 1999. Negli Stati Uniti si lega ad artisti come de Kooning, Guston, Marca-Relli, Rothko e Smith e a critici come Harold Rosenberg. Nel 1961 alla Dwan Gallery di Los Angeles presenta una serie di opere della serie X Frames, in cui si nota la ricerca di uno stile minimal e rigoroso.
Nel 1964 la Galleria dell’Ariete di Milano presenta per la prima volta in Italia opere che incorporano tubi di scarico, cinture di sicurezza, e piccoli pezzi di spazzatura, ovvero elementi propri del mondo delle corse automobilistiche. L’anno seguente utilizza vecchi componenti del ferro lavorati a mano per realizzare Rajo Jack, uno dei suoi primi fac-simile di una macchina da corsa. Verso la fine degli anni ’60 Salvatore Scarpitta sperimenta l’utilizzo di nuove tecnologie e oggetti e materiali insoliti come slitte. Oltre alle mostre negli Stati Uniti, Scarpitta spesso torna in Italia dove espone in numerose gallerie; è presente alla Biennale di Venezia nel 1952, 1956, 1958 e nel 1993 dove viene invitato a tenere una mostra personale. Le opere di Scarpitta fanno parte delle collezioni permanenti di musei quali MoMA e Whitney Museum of American Art, New York; Albright-Knox Art Gallery, Buffalo; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington. Salvatore Scarpitta muore a New York nel 2007.