Mario Cavaglieri, nato a Rovigo nel 1887 da una ricca famiglia israelita originaria di Venezia, dal 1900 al 1907 vive a Padova, dove compie gli studi superiori e frequenta lo studio di Giovanni Vianello, presso il quale conosce Felice Casorati. Nel 1909 partecipa all’esposizione di Ca’ Pesaro, dove ritornerà nel 1910, nel 1912 (con ben diciannove opere), nel 1913 e nel 1925. Dopo il primo viaggio a Parigi, compiuto nel 1911, Mario Cavaglieri figura con una certa assiduità anche alla Biennale di Venezia (dal 1912 al 1924, e in altre edizioni sino al 1957).
Nel 1912 conosce Giulietta Catellini, ispiratrice e modella di molte sue opere, che diventerà sua moglie nel 1921. Seguono anni di grande felicità sia nella vita privata sia nella vita artistica del pittore, che conosce allora un notevole successo; la critica, del resto, indica, nel periodo compreso fra il 1909 e il 1925, la sua migliore stagione creativa.
Vive allora fra il Veneto e Roma, dove, in occasione di una personale tenuta nel 1919 assieme a Hans Stoltenberg-Lerche’s in Casa Cagiati, attira l’attenzione di Roberto Longhi, che ne parla in termini lusinghieri. La successiva personale del 1920 alla Galleria Pesaro di Milano, assieme a Hans Stoltenberg Lerche e ad Alberto Martini, è presentata da Vittorio Pica.
Dopo aver soggiornato a Piacenza fra il 1922 e il 1925, Mario Cavaglieri si trasferisce in Francia, nella proprietà guascone di Peyloubère, sita nella zona di Auch, poco distante da Paviesur-Gers. Da allora fino al 1940, anno del suo rientro in Italia, Cavaglieri alterna i soggiorni in Guascogna e quelli parigini. Dopo sei anni di permanenza in Italia, che coincidono con la seconda guerra mondiale, nel 1946 Cavaglieri torna in Francia ed è frequentemente a Parigi. In Francia le sue esposizioni sono numerose: espone con assiduità al Salon d’Automne (dal 1926) e al Salon des Indépendents, Parigi (dal 1927), al Salon des Artistes Méridionaux, Tolosa (dal 1929), al Salon des Artistes Gascons, Auch (dal 1949).
In Italia, nel 1953 gli viene allestita una grande mostra alla Strozzina di Firenze, voluta da Carlo Ludovico Ragghianti e presentata da Giuseppe Raimondi. Viene poi riproposto all’attenzione della critica e del pubblico italiani nell’ambito della mostra fiorentina Arte moderna in Italia 1915-1935 in Palazzo Strozzi, curata da Ragghianti: vi figura con quattordici opere. Da allora la fortuna critica di Cavaglieri entra in una seconda importante fase, testimoniata, oltre che dalle mostre personali, dalle monografie e dall’inclusione in importanti rassegne sull’arte italiana quali La Metafisica: gli anni Venti (Galleria d’Arte Moderna, Bologna, 1980), Venezia, gli anni di Ca’ Pesaro 1908-1920 (Museo Correr, Venezia, 1987), Gardens and Ghettos: The Art of Jewish Life in Italy (The Jewish Museum, New York, 1989), L’Espressionismo italiano (Milano, 1990). Mario Cavaglieri muore a Peyloubère par-Pavie nel 1969.