Lucio Fontana nasce a Rosario de Santa Fé nel 1899, figlio di uno scultore di origini italiane. Compie gli studi a Milano e nel 1922 rientra in Argentina con il padre, con cui lavora fino al 1924, quando apre un proprio studio di scultura. Tornato a Milano nel 1928, s’iscrive all’Accademia di Brera, allievo di Adolfo Wildt, diplomandosi nel 1930. Nello stesso anno realizza Uomo nero, che rivela un modellato molto personale, di ascendenza post-cubista. Sempre nel 1930 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia con due gruppi, tra cui il bronzo Vittoria alata e ordina la sua prima mostra personale alla Galleria del Milione, dove espone regolarmente negli anni successivi.
Nel 1931 esegue le prime “tavolette graffite” in cemento colorato, incise con un segno gestuale. Da questo momento, e per tutto il decennio successivo, Fontana alterna alla produzione figurativa quella astratta. Nel 1934 si accosta al gruppo degli astrattisti italiani (fra i quali Melotti, Soldati, Reggiani, Licini) riuniti intorno alla Galleria del Milione; con alcuni di essi, l’anno successivo, appoggia il movimento parigino Abstraction-Création e firma il manifesto della Prima Mostra Collettiva di Arte Astratta Italiana ordinata a Torino nello studio di Enrico Paulucci e Felice Casorati. Nel 1935 comincia anche a sperimentare la ceramica. Prima di lasciare l’Italia, si accosta al movimento di Corrente, esponendo a una mostra del gruppo (Seconda mostra di Corrente, Milano, Galleria Grande, 1939) pur senza condividere la posizione ufficiale del movimento. Nel 1940 s’imbarca per l’Argentina, dove si stabilisce durante gli anni del conflitto lavorando in uno stile prevalentemente figurativo.
Il 1946 è un anno decisivo per la ricerca di Lucio Fontana: fonda a Buenos Aires, con Jorge Romero Brest e Jorge Larco, l’Accademia di Altamira, che diviene un centro di giovani artisti e intellettuali con i quali redige il Manifesto Bianco (ma non lo firma). Tale documento contiene le idee che costituiscono i principi teorici dello Spazialismo, che Fontana, tornato in Italia nel 1947, sviluppa in una serie di cinque manifesti elaborati tra il 1947 e il 1952 (Primo manifesto spaziale, 1947; Secondo manifesto, 1948; Proposta per un regolamento, 1950; Quarto manifesto dell’arte spaziale, 1951; Manifesto del movimento spaziale per la televisione, 1952). Fino al 1949 si dedica intensamente alla scultura, partecipando con cinque opere alla Biennale di Venezia del 1948 (a cui, oltre alle precedenti partecipazioni, è presente ininterrottamente fino al 1968).
Del 1949 è l’Ambiente spaziale alla Galleria del Naviglio a Milano, con forme tridimensionali illuminate dalla luce di Wood. Nel 1951 Lucio Fontana realizza il grande neon (circa 300 metri di sviluppo) esposto alla IX Triennale di Milano (1951), concepito come un puro segno di luce nello spazio. L’anno successivo espone alla Galleria del Naviglio di Milano le prime tele con i “buchi”, avviate fin dal 1949, motivo che utilizza anche in sede architettonica (soffitti a buchi per i padiglioni Breda e Sidercomit, entrambi realizzati in collaborazione con l’architetto razionalista Luciano Baldessari in occasione della XXXII Fiera di Milano, 1953).
Tra il 1952-1953 conduce ulteriori esperimenti realizzando le prime Costellazioni e successivamente la serie di Concetti spaziali con frammenti di vetro colorato (Pietre). Negli anni seguenti prosegue l’attività di ceramista, in cui converge la sua recente esperienza spazialista. Nel 1958 propone i primi “tagli” alla Galleria del Naviglio di Milano (serie Attese), che l’artista sperimenta parallelamente in scultura nel ciclo Nature (1959) e, dal 1961, sul metallo, diventando, insieme ai “buchi” un motivo iconografico inconfondibile delta sua produzione. Sempre nel 1961 esegue una serie di opere dedicate a Venezia (esposte nella mostra Arte e Contemplazione, Venezia, Palazzo Grassi, e New York, Martha Jackson Gallery, 1961). Nel corso degli anni Sessanta realizza i cicli La fine di Dio (esposte a Milano alla Galleria L’Ariete, 1963), tele ovali monocrome perforate da una massa di buchi; i Teatrini (1964) e le Ellissi (1967), in legno laccato. Lucio Fontana muore a Comabbio, in provincia di Varese il 7 settembre 1968.