Leoncillo Leonardi, nato a Spoleto nel 1915, è tra i più importanti scultori europei del dopoguerra. Con il suo linguaggio ha contribuito a dare nuova luce ad un’antica tradizione italiana come l’arte della ceramica. Nel 1940 alla VII Triennale di Milano vince la medaglia d’oro per l’arte applicata con le sue prime ceramiche cotte nei forni umbri. A Roma stringe amicizia con Ettore Colla, Renato Guttuso, Toti Scialoja e Giulio Turcato. Nel 1946 è tra i firmatari del manifesto della "Nuova Secessione Artistica Italiana" e in seguito partecipa alla prima mostra del movimento "Fronte nuovo delle arti". Nel 1954 è alla Biennale di Venezia, dove tornerà a esporre nel 1948, 1950, 1952, 1960 e 1968; è invitato a esporre insieme a Lucio Fontana, rivelando in questo contesto la sua stretta relazione con l’arte astratta che Fontana sta sviluppando in quel periodo.
A partire dal 1956 ripensa il suo linguaggio nella direzione di un progressivo abbandono di riferimenti al post-cubismo. Gli esiti di questa sua prima fase di ricerca vengono presentati nel 1957 nella personale dell’artista alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, punto d’incontro a Roma di artisti internazionali come Marcel Duchamp e Alexander Calder. Nel frattempo, si consolida il rapporto instaurato sin dal 1957 con Bruno Sargentini e la Galleria L’Attico. La personale inaugurata il 25 ottobre 1958 all’ultimo piano di via del Paradiso a Roma offre una panoramica sugli esiti più significativi dei mesi precedenti. Intanto matura un linguaggio sempre più svincolato dalla figurazione. Le sue opere sono caratterizzate da ceramiche in colori primari (nero, bianco, rosso di Siena), spesso squarciate da solchi profondi. Le sue sculture alludono a una natura popolata da forme sfregiate, così come da corpi umani martirizzati, crocefissi e mutilati.
Negli anni ’50 e ’60 numerosi sono gli appuntamenti espositivi in Italia e all’estero a cui Leoncillo prende parte: le Quadriennali di Roma (1955, 1959-1960), la biennale di scultura ad Anversa (1959), Sculpture Italienne Contemporaine. D’Arturo Martini à nos jours al Musée Rodin di Parigi (1960); la sala personale alla XXX Biennale di Venezia (1960) presentata in catalogo da Maurizio Calvesi; Italian Contemporary Sculpture a Tokyo e la mostra di arte italiana nei musei di Copenhagen – Humlebaek, Oslo e Göteborg (1961); le mostre della Collezione Peter Stuyvesant itineranti in Europa, e quella di scultura italiana alla Walker Art Gallery di Liverpool (1964).
Nel 1962 per la mostra a cielo aperto Sculture nella città, parte del V Festival dei Due Mondi di Spoleto, Leoncillo realizza l’installazione Le affinità patetiche, attualmente alla Galleria d’Arte Moderna di Spoleto assieme ad una vasta collezione di opere che coprono l’intero arco della sua carriera. Al Concorso della Ceramica di Faenza nel 1964 vince il premio Faenza ex-aequo con Rogier Vandeveghe, l’anno in cui espone al Carnegie Institute di Pittsburgh. Del 1965 è la personale alla Galleria Odyssia a Roma, poi trasferita a New York, nonché l’invito a partecipare all’International Sculpture Symposium in programma al Long Beach State College in California, cui infine non prenderà parte per problemi di salute. Nel 1967 realizza una gigantesca scultura in terracotta per il Padiglione italiano all’Expo ’67 di Montreal. L’ultima sua apparizione in pubblico è con la sezione personale alla XXXIV Biennale di Venezia del 1968. Leoncillo muore a Roma a soli 53 anni, stroncato da un infarto. Un anno dopo la sua morte Spoleto dedica all’artista una vasta antologica.