Giorgio de Chirico nasce a Volos, capitale della Tessaglia, nel 1888 da Evaristo de Chirico, ingegnere ferroviario discendente da una famiglia siciliana trapiantata in Toscana, e da Gemma Cervetto, nobildonna genovese. In seguito alla morte del padre, la famiglia de Chirico si trasferisce nel 1906 in Germania, a Monaco. Giorgio de Chirico inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti e studia assiduamente nei musei l’opera di Böcklin e Klinger; si accosta alla filosofia e studia Nietzsche, Schopenhauer e Weininger. A questa data risalgono i primi quadri d’ispirazione boeckliniana.
Rientrato in Italia nel 1910, l’anno successivo con la madre raggiunge il fratello a Parigi, ove quest’ultimo era impegnato in concerti musicali, facendo tappa prima a Firenze e a Torino. De Chirico resta profondamente colpito dalle piazze deserte della città e dalle architetture monumentali immerse nella calda luce estiva, che ispirano le prime opere del periodo metafisico: Enigma dell’oracolo e Enigma di un pomeriggio di autunno, esposte per la prima volta a Parigi al Salon d’Automme nel 1912. Nel 1913 espone al Salon des Indépendants, si lega agli artisti della avanguardia cubista e tramite il critico Apollinaire, firma un contratto con il giovane mercante Paul Guillaume e grazie ai suoi contatti internazionali i nomi dei fratelli de Chirico cominciano ad essere conosciuti sin dal 1914 negli Stati Uniti.
Con la guerra entrambi rientrano in Italia e si arruolano. A Ferrara incontrano Filippo de Pisis e Carlo Carrà, il quale attraverso un recupero della figurazione neoprimitivista ha abbandonato dal 1916 il futurismo e si appresta ad accogliere l’influenza dechirichiana. Nasce allora la “pittura metafisica”, a indicare la tendenza a oltrepassare i confini di una realtà oggettiva e convenzionale per rivelare il lato più profondo e inatteso delle cose. Intanto Giorgio de Chirico stringe contatti con Tzara, fondatore del movimento Dada a Zurigo; ritornato nel 1918 a Roma, collabora con il gruppo “Valori Plastici”. Espone nel 1919 alla Casa d’Arte di Anton Giulio Bragaglia, accompagnando la mostra con lo scritto fondamentale Noi Metafisici; la mostra si rivela un grande insuccesso, e il critico Roberto Longhi scrive su “Il Tempo” una radicale stroncatura dal titolo sarcastico Il dio ortopedico. Partecipa alle mostre del gruppo “Valori Plastici” in Germania (Berlino e Hannover 1921), attraverso le quali prende corpo in Europa il Realismo Magico. Segue la sua partecipazione alla Fiorentina Primaverile nel 1922 a Firenze.
Intanto già dal 1919 nel linguaggio di Giorgio de Chirico si avverte un ritorno alla pittura antica che si accompagna alla rivalutazione delle tecniche pittoriche. Continua a vivere tra Roma e Firenze, ospite del critico e mecenate Giorgio Castelfranco, ed espone nel 1923 alla II Biennale romana un Autoritratto con busto di Mercurio e alcune “ville romane” di rinnovata ispirazione boeckliniana, opere accolte sfavorevolmente dalla critica. Nel 1924, dopo aver sposato la ballerina e archeologa russa Raissa Gurievich Krol, espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e a Parigi in autunno realizza le scene e i costumi del balletto La giara, tratto da Pirandello.
Nel frattempo si stringono i rapporti con i surrealisti e collabora alla rivista di Breton “La Revolution Surréaliste”. Nel 1925 si trasferisce a Parigi, ove vi resterà sino al 1931. I suoi dipinti figurano nella prima mostra surrealista alla Galerie Pierre, mentre una sua personale di opere recenti viene organizzata alla Galerie Rosenberg, a Parigi. Ma già alla fine dell’anno si acuisce la polemica con i surrealisti i quali criticano aspramente l’opera recente di de Chirico, successiva alla stagione metafisica e considerata antimodernista. Compaiono in questo periodo alcuni dei temi che saranno ampiamente sviluppati ancora negli anni successivi: archeologi -manichini, cavalli in riva al mare, mobili nella valle, paesaggi nella stanza, gladiatori.
Presente alla I Mostra del Novecento Italiano a Milano (1926), negli anni ’20 e ’30 tiene numerose mostre personali in Italia e all’estero. Nel 1928 escono la monografia di Waldemar George e il “saggio di studio indiretto” su de Chirico di Jean Cocteau, Le mystère laïc. Nel 1929 Giorgio de Chirico pubblica il “romanzo” autobiografico Hebdomeros ed espone a quasi tutte le mostre del “Group des Italiens de Paris”. Nello stesso anno l’editore parigino Gallimard pubblica i Calligrammes di Apollinaire, con sessantasei litografie di de Chirico. Per i Balletti Russi di Diaghilev esegue nel 1930 le scene e i costumi del balletto Le Bal.
Nel 1932, anno del suo ritorno in Italia e inizio di una fertile stagione come scenografo, partecipa alla Biennale di Venezia e alla V Triennale di Milano, stabilendosi quindi a Firenze. Di questo periodo è il ciclo dei “Bagni misteriosi”. Nel 1936 parte per New York, dove rimarrà per tre anni, esponendo in alcune città americane. Significative nel 1936 le partecipazioni alla I Mostra Internazionale Surrealista a Londra e alla rassegna “Fantastic Art. Dada. Surrealism”, tenuta al Museum of Modern Art di New York. Nel 1938 torna in Italia, si stabilisce a Milano; inizia allora a lavorare ad alcune sculture di terracotta che ripropongono temi già affrontati nei dipinti.
Con l’inizio del decennio successivo inizia la fase barocca di de Chirico con autoritratti in costume e riprese dai grandi maestri del Cinquecento e del Seicento. Nel 1944 si trasferisce definitivamente a Roma. Tra le principali partecipazioni a mostre collettive si segnalano: la Biennale di Venezia (1942, 1948, 1956, 1972), la Quadriennale di Roma (1943, 1951, 1955, 1959, 1965, 1972), l’Esposizione di Kassel “Documenta I” (1955). Nel 1949 e nel 1952 e 1954 organizza rispettivamente a Londra e a Venezia delle esposizioni personali in polemica con l’accoglimento da parte della critica del solo periodo metafisico e contro il criterio di selezione di opere per lo più astratte nella Biennale di Venezia. Dal 1970, quando viene organizzata a Milano una vasta antologica di sue opere, seguono in Italia numerose mostre; Giorgio de Chirico riceve importanti riconoscimenti soprattutto all’estero. Muore a Roma nel 1978.