Gino Severini nasce a Cortona nel 1883. Dalla Toscana si trasferisce a Roma nel 1899, dove frequenta Boccioni e Balla, mostrando esplicito interesse per il divisionismo. Nel 1906 si stabilisce a Parigi e stringe amicizia con Modigliani, Dufy, Utrillo, Braque, Picasso, Gris e Jacob; frequenta il poeta e drammaturgo Paul Fort, di cui nel 1913 sposerà la figlia Jeanne, e il cenacolo di letterati riunito intorno al locale Cloiseries de Lilas.
Nel 1910 è tra i firmatari del I Manifesto della pittura futurista, poi del Manifesto tecnico della pittura futurista e partecipa alle esposizioni futuriste tenutasi alla Galerie Bernheim-Jeune a Parigi nel 1912 e a Londra nel 1913. Non trascura l’interesse per il Cubismo, sebbene si mantenga fedele a una concezione dinamica della rappresentazione dell’oggetto. Nascono in questi anni alcune sue interpretazioni cubo-futuriste della guerra, esposte nel 1916 nella mostra personale alla Galerie Boutet de Monvel. Gino Severini manifesta allora la precoce e sconvolgente riproposta di un nuovo Classicismo, con la ricerca di una piena e limpida figuratività, come palesa nei dipinti Maternità e Ritratto di Jeanne.
Nel 1919 firma un contratto con il mercante parigino Léonce Rosenberg che raduna vari artisti intorno alla Galerie de l’Effort Moderne. Non trascura tuttavia i rapporti con l’Italia: nel 1919, infatti, cura insieme a Rosenberg il secondo numero della rivista “Valori Plastici” e sancisce il rapporto del gruppo con i contemporanei esiti parigini. Nel 1920 Gino Severini avvia la stesura di Du Cubisme au Classicisme, pubblicato l’anno successivo, accolto tuttavia con diffidenza in ambito francese.
Nel 1921, grazie alla mediazione di Rosenberg, ottiene l’incarico di affrescare gli interni del castello di Montegufoni, nella campagna toscana, proprietà dei nobili inglesi Osbert e Sacheverell Sitwell, con scene ispirate alla commedia dell’arte italiana. Nuovamente a Parigi, si accosta a Jacques Maritain e, parallelamente agli interessi di Jacob, Cocteau e Denis, si interessa alla componente mistica nella pittura religiosa. Dal 1924 al 1934 si dedica quasi esclusivamente all’arte sacra, in grandi affreschi e mosaici: decora le chiese di Semsales, nel cantone di Friburgo, e di La Roche, e in seguito Tavannes in Svizzera e San Pietro di Friburgo. Nel 1926 è menzionato nel catalogo della I Mostra del Novecento Italiano, ma sarà effettivamente presente solo nella II esposizione del gruppo. Nel 1929 esegue alcune tele per una sala di casa Rosenberg, sempre sul tema dei Pulcinella sullo sfondo di rovine piranesiane.
Dopo il successo della mostra personale ad Amsterdam nel 1931, l’anno successivo espone alla Biennale di Venezia nella sezione degli italiani a Parigi e nel 1933 esegue la grande parete a mosaico per la Sala del ricevimento del Palazzo della Triennale a Milano. Durante gli anni ’30, malgrado la perdita drammatica del figlio, Gino Severini continua a dipingere, soprattutto in cicli decorativi di contenuto sacro, come quello per l’abside della chiesa di Nôtre-Dame a Losanna, opera dell’amico architetto Dumas. Nello stesso decennio si dedica all’attività di scenografo per il Maggio Musicale Fiorentino, per il teatro La Fenice di Venezia.
Nel 1945-46 esegue i cartoni preparatori per la Via Crucis realizzata in mosaico nella nativa Cortona. La sua estrema produzione, dopo il 1940, recupera il pointillinisme e il senso compositivo del Cubo-Futurismo, talvolta con inflessioni dada. Dopo la ricca antologica in Palazzo Venezia a Roma, torna a Parigi dove muore nel febbraio 1966.